La Traviata in Italian Opera Magazine

13 February 2011

The influential Italian magazine "l'opera" in its first edition this year published a review of Teatru Astra's latest opera production, La Traviata, held on the 28 and 30 October 2010 as part of the ninth edition of Festival Mediterranea.

Opera reviewer Andrea Merli marveled at the high level of the Astra's production ("La cosa più sbalorditiva, è il risultato finale"), emphasising the joint effort of volunteers in the organisation, production, on-stage and off-stage elements of La Traviata.

Dr Merli pointed out the "high level of professionalism" ("Ha colpito l'alto grado di professionalità") throughout the production, citing the Malta Philharmonic Orchestra's performance under the baton of Prof. Mro. Joseph Vella, and the Teatru Astra Opera Chorus' performance, trained by chorus mistress Maria Frendo. Mentioning director Marco Gandini's interpretation of La Traviata, also as expressed through Mauro Tinti's stage design and Luca Canfora's, Manuel Grima's and George Farrugia's costume selection, the reviewer particularly liked the opera's final act which he calls "di grande suggestione".

The reviewer also had words of praise for the singers forming La Traviata's main cast: soprano Miriam Cauchi in the role of Violetta, whom he describes as "soprano lirico di bello spessore vocale e di grande intensità espressiva", tenor Alessandro Liberatore in the role of Alfredo ("Note positivissime per Alessandro Liberatore, che si conferma una delle più belle realtà tenorili "all'italiana""), and baritone Marco Chingari as Germont ("con sonorità generose e potente vocalità"). Dr Merli concluded his piece by mentioning the standing ovation that the audience gave the performance and singers during the opera's second night, which he attended, describing the night as a "successo clamoroso".

The full review is being reproduced below.

 Quella di Gozo, seconda isola per superficie dell‘arcipelago maltese, è una bella favola tradotta in realtà. Per orientamento, sia geografico che culturale, è rivolta verso l‘Italia, l‘amore per la musica, per l‘opera in particolare, ha fatto sì che nel corso degli anni si sia sviluppato una sorta di "miracolo" che, specie in questi tempi di crisi, dovrebbe far riflettere e servire d‘esempio proprio a noi italiani che alla cultura, alla musica che dovrebbe entrare sin da subito nelle scuole, all‘opera vessata da interessi politico amministrativi che con l‘arte han ben poco da spartire, stiamo dando le spalle.

I gozitani, circa 22mila anime, pur vivendo in una sorta di paradiso terrestre per clima, bellezze naturali e armonia architettonica -per legge le facciate, anche delle nuove case, devono essere costruite con la locale lime-stone, pietra dai toni dorati- la sentono come necessità prioritaria. Tant’è che già del 1863 fondarono la Socjetà Filarmonika La Stella e nel 1968, anno della "protesta" generalizzata nel resto del mondo, autotassandosi costruirono un loro teatro, l’accogliente Teatru Astra in cui si svolge la maggior parte dell'attività culturale dell’isola, servendo anche da punto di ritrovo sociale al centro della capitale Vittoria (Rabat in maltese) sovrastata da una rocca fortificata, la Cittadella, che servì in passato da rifugio contro i turchi e da cui si domina Gozo con una vista mozzafiato. Al Teatro Astra inizialmente passarono personaggi popolari (per rimanere in campo nostrano: Raffaella Carrà, le sorelle Goggi, Romina e Albano, Bobby Solo) limitando l’attività lirica a operette comprensibilmente in lingua inglese: Gilbert & Sullivan, ma anche la Geisha di Jones e The Merry Widow di Lehar. L’opera fece capolino con recital, i più anziani ancora ricordano quello di Tito Gobbi. Dal 1978 si sentì l’esigenza di produrre l’opera. Il debutto avvenne con Rigoletto, protagonista Aldo Protti. Così da Gozo negli anni son passati: Ghena Dimitrova, Adelaida Negri, Cecilia Gasdia, Francesca Patanè e pure Nicola Rossi-Lemeni, Giuseppe Giacomini. Più recentemente una gloria maltese: il tenore Joseph Calleja che proprio qui ha mosso i primi passi.

Tutte produzioni locali con il sistema dell’autotassazione. A Gozo, insomma, l’opera è di tutti e tutti vi partecipano. Non solo il coro, formato da aficionados che nella vita svolgono le più disparate attività, dal medico all’avvocato, dall’insegnante al commerciante, ma si dà pure il caso che gli attrezzisti, i macchinisti, le sarte e tutta la parte tecnica necessaria sia formata da volontari, disenteressatamente pronti a lavorare tutti coinvolti, generosamente e con un entusiasmo, per la musica.

La cosa più sbalorditiva, è il risultato finale. In questo caso La traviata per due recite, il 28 ed il 30 ottobre scorso, che hanno dato il via a Mediterranea 2010, festival che si svolge dal 28 di ottobre al 27 novembre, i cui eventi sono distribuiti in varie località dell’isola, principalmente al Teatro Astra e nella bellissima cattedrale barocca di San Giorgio, patrono dell’Isola.

 Ha colpito l’alto grado di professionalità. In primis musicale, grazie al contributo della preziosa Malta Philharmonic Orchestra agli ordini del gozitano Joseph Vella, un’autorità nell‘isola, il quale ha garantito una prioritaria quadratura del cerchio, mantenendo coeso l’insieme con redini salde in un’apprezzabile presa ruspante. La versione scelta ha seguito i tagli di tradizione: via cabalette di tenore e baritono, senza ripetizioni le strofe di Violetta nei cantabili del primo e del terzo atto, ecc. ma non se ne fa una colpa. Il coro di amatori, ma ben preparati da Maria Frendo, ha dimostrato anche duttilità scenica, spesso latitante in compagini prestigiose. Merito di Marco Gandini, creatore di questa Traviata. Poichè il termine regista in queste situazioni border line risulta riduttivo. Qui ci si deve, letteralmente, rimboccare le maniche e lasciar perdere lo status adattandosi alle situzioni, dando una mano in sartoria ed in falegnameria qualora se ne presenti il bisogno. Gandini, assistito da Dorothy Baldacchino, ha poi compiuto la prodezza di insistere su una visione propositiva della drammaturgia; laddove uno si sarebbe aspettato crinoline e tele dipinte, abbiamo avuto teatro di regia con una trasposizione in epoca moderna, intorno agli anni quaranta dello scorso secolo. Un taglio essenziale della scena, spoglia e minimale (splendida la costruzione di Mauro Tinti, azzeccatissimi i costumi di Luca Canfora, il tutto realizzato in loco con l’aiuto di Manuel Grima e George Farruggia, a fuoco le luci di George Zammit ed Ismael Portelli) e un finale di grande suggestione: Violetta, in una sorta di corsia d’ospedale, è circondata da sagome nere, gli uomini del suo passato, che si allontanano lasciando in scena gli unici che hanno contato nella sua vita: Giorgio Germont e l’amato Alfredo.

Solido il terzetto dei protagonisti. Iniziando dalla titolare Miriam Cauchi, soprano lirico di bello spessore vocale e di grande intensità espressiva, che ha tracciato una palpitante Violetta. Marco Chingari, beniamino a Gozo per le tante recite cui ha partecipato, ha dato vita ad un padre Germont grave ed austero, con sonorità generose e potente vocalità. Note positivissime per Alessandro Liberatore, che si conferma una delle più belle realtà tenorili "all’italiana", per bellezza e rigogliosità di timbro, per l'accento ardente, ma nobile, sostenuto da un fraseggio vario e sfumato.

Tra gli alri artisti, tutti locali tranne il Marquese d’Obigny del baritono aquilano Giampiero Cicino molto pertecipe nella recitazione, ricorderemo la disinvolta Flora di Giorgina Gauci, la puntuale Annina di Dorienne Portelli e lo squillante Gastone di Frans Mangion. Successo, manco a dirlo, clamoroso con frequenti applausi a scena aperta e Standing Ovation finale, a cui anche chi firma non ha potuto fare a meno di unirsi.

Photos: Joe Attard

 13-02-2011